Quando insegno a giocare a tennis lascio che i principianti, nei primi minuti della lezione si concedano a ad una libera esplorazione prima di intervenire con correttivi che indirizzino verso la conoscenza delle corrette impugnature. Lasciare che i principianti avvertino ogni sensazione e interpretino autonomamente la necessità di afferrare l’attrezzo in un modo piuttosto che in un altro, credo possa essere produttivo nell’ottica di un felice prosieguo. Lasciare che il principiante giochi in gabbietta con le stesse modalità con cui si diverte a racchettoni sulla spiaggia, non penso sia un errore madornale.
Superata la claustrofobica sensazione iniziale, il primo step da raggiungere è sicuramente arrivare ad una continental ed usare questa come unica impugnatura: il gioco è già pieno zeppo di incognite e traiettorie e gli aspetti coordinativi che il nuovo giocatore si trova a dover fronteggiare, sono talmente tanti da rendere sostanzialmente inutile e controproducente l’affannosa ricerca del grip giusto! Evitiamo che chi entra per la prima volta in gabbietta, si ritrovi a dover snocciolare impugnature. Lasciamo dunque stare, almeno in fase iniziale, le eastern e concentriamoci piuttosto sul senso del gioco mantenendo la racchetta con presa a martello per l’intera durata della reclusione! Il divertimento, d’altronde, non dipende certo da come si mantiene l’attrezzo ma dalle traiettorie e dalle rocambolesche strategie che portano a fare punto. Piuttosto consiglierei un buon riscaldamento per gli estensori del braccio e per l’intera cuffia dei rotatori (chi giocherà tanto, capirà e apprezzerà il consiglio…). A questo punto direi che si può lasciare andare la racchetta come un po’ quando si lascia la frizione di botta! Se sul campo da tennis inviterei a controllare la “gittata”, in gabbietta suggerirei di lasciar andare il braccio come se si dovesse spaccare la legna. Le prime volte cerchiamo l’intraprendenza piuttosto che il controllo!
COME SI GIOCA?
Chi batte deve iniziare a destra (e indirizzare la palla verso sinistra) per poi proseguire cambiando lato di volta in volta. Non bisogna guardare Federer su youtube e nemmeno Djokovic perché in gabbietta il braccio non arriva a prendere velocità dietro la schiena né tanto meno dietro la nuca. Basta allontanarlo dal corpo e colpire DAL BASSO la pallina senza fissarsi più di tanto sulle angolazioni estreme: “lavorare la palla”, ricercare gli spigoli e fare punto già col primo colpo, sono tutti concetti che all’inizio non servono a un piffero! L’importante è capire che ogni volta che si batte si ha a disposizione un rettangolo di quasi 7 metri (per 5) e che se anche si colpisse col manico, la possibilità di sbagliare sarebbe pari a quella di esser colpiti da un fulmine! A questo punto il gioco diventa come tutti quelli di “rimando” ed assolutamente free: ognuno colpisce a sensazione rinviando la palla di là. L’unico obbligo è che in battuta solo uno dei due ricevitori, alternati, può rispondere dopodiché ogni giocatore può intervenire (anche a cazzo di cane) invadendo – nel verso senso della parola - la metà campo di competenza del compagno. Da qui le mille discussioni col partner che avrete senza remissione di peccato (venite a vedere una partita del numero 4 Fusco e capirete di cosa sto parlando). Il principiante si limiti in fase iniziale a considerare il padel come il tennis senza ricercare più di tanto le sponde. Queste entreranno in scena dopo appena venti, trenta minuti: istintivamente ogni padellaro comprenderà da solo che dopo il rimbalzo, i tempi per colpire la palla possono essere allungati. A differenza del tennis, infatti, il punto non termina se dopo il rimbalzo la palla tocca un arredo permanente. Eccolo il vero colpo di scena: in gabbietta gli arredi permanenti sono rappresentati dai vetri che di fatto fanno parte del campo stesso! Una volta che la palla ha toccato terra, può anche spiaccicarsi su uno degli specchi (e sulla fenza) ed aspettare che torni indietro. Si può colpire, perciò, dopo il doppio rimbalzo (terra-vetro) ed addirittura anche dopo il triplo (terra-vetro-vetro). Il punteggio è simile se non identico a quello del tennis (non esiste 45 perdio).
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