La foto che vedete è stata scattata a margine dell’esame superato dal duo Santangelo-Manetti. Nell’occasione ho beccato anche i D’Onofrio (Totò ed Emilio) vincenti su Marco (Car)Pinone e Max Nugnes.
Giunga l’ennesimo ringraziamento agli Astorri’s che ancora una volta mi hanno offerto l’opportunità di seguire, da umile cronista, il loro sesto "Over 90". Inutile raccontarvi che anche stavolta il successo non è venuto meno. Pino, Bruno e Luchetto non fanno in tempo a pubblicare le locandine che la kermesse finisce immediatamente sold out e stavolta persino il parterre è stato come piace a me (o quasi). Avessi saputo anzitempo la lista degli iscritti, non avrei esitato a partecipare…
Poche le variazioni che posso effettuare in virtù dei risultati scaturiti al Galassport-Sportiamo. Segnalo però il buon torneo di Massimo Iacobucci (in coppia col nipote) e quello di Gianluca Presutti (in coppia con l’inossidabile Tiberio Folchi). Il buon Gianluca è andato ancora a segno nel comparto “Silver”
Ed eccoci agli esami che pensavo fossero terminati. Ne ho testati tre in meno di quarantotto ore: Gianni Santangelo l’avevo già incontrato nell’unica mia (infausta) partecipazione ad un torneo. Ero talmente fuori di me da non essere in condizione, in quel match, di prestargli attenzione e allora ho accettato di (ri)visionarlo seriamente a distanza di un anno dal nostro primo incontro-scontro: sfrutta senz’altro esperienze tennistiche passate e comunque - quasi certamente - è prodotto finale di qualche (buon) insegnante perché il suo padel è pulitissimo e ragionato (direi anche intelligentemente lento) come giusto che sia. Le giocate non sono mai banali e il comportamento in campo (e fuori) è da dieci e lode. Condivido con lui anche qualche passione extra-padel e con questi presupposti è facile ipotizzare che l’iniziativa possa essere allegramente ripetuta (ci rigiocherò volentieri). Il suo compagno Duccio (Manetti) è al pari di Gianni persona cordiale ed estremamente corretta (anche troppo). Non so dirvi se davvero si chiama Duccio, men che meno posso confermarvi il cognome e della sua inclinazione dialettale toscana neppure l’ombra (qualcuno m’ha detto che arriva proprio dalla zona dell’Arno). Tutto questo la dice lunga sulla loquacità di questo ragazzone che non si abbandona a nessun “maremma bu’ç’aiola” e a nessun'altra caduta di stile: in gabbietta rasenta, insomma, la correttezza più totale. Pensate che persino per la foto finale l’ho dovuto quasi fermare fisicamente! Duccio mi è sembrato così tanto riservato che a stento riconoscerei il suo timbro di voce e la sua fisionomia ma va da sé che meglio uno così rispetto ai tanti cazzari che affollano le gabbiette! In definitiva, gioca in maniera molto simile al suo partner (Gianni) e infatti sembra si scelgano reciprocamente in ogni occasione. Trame e meccaniche esecutive di tutti e due (già ottime in partenza) non possono che migliorare perché hanno imparato l’essenziale quando per "essenziale" intendo praticamente tutto e gli errori sono limitati alle cazzate (volée facilissime in rete e qualche altra rara disattenzione: segni inequivocabili che la strada tracciata, è quella giusta). Io, per la cronaca, ero con l’ottimo Stefano (Vena).
Qualche parola in più devo spenderla per Sandro Campofredano che ho poi visionato dopo appena un giorno da questo doppio esame. Non è corretto dire che ci ha asfaltato (ero con il buon Carpinone, lui con Vince Clarke Capuano) perché più che un asfaltata è stata una mareggiata, una specie di tsunami che m’ha preso in pieno dopo appena cinque minuti dall’entrata in campo (dopo dieci, volevo scappar via come il peggiore dei conigli). Gioca ogni singola palla a duecento chilometri all’ora e il suo padel (per me incomprensibile e completamente incompatibile con le dinamiche mentali di cui mi faccio assertore) è ricco di giocate off-limits (fortissime) che ammetto, mi hanno portato letteralmente fuori giri (e in lista da uno psicologo). Di tecnica non vi posso raccontare nulla: da quella padella partono bordate di una violenza, per me così tanto inaudita, da non lasciarmi neppure la possibilità di vedere impugnature, preparazione dei colpi e quant’altro! vi racconto soltanto che mi sono sentito come se qualcuno mi avesse legato su una pista di formula uno, con macchine che mi sfrecciavano a trecento all’ora, a destra e a sinistra! In tutto questo, nulla deve essere tolto all'ottimo Sandro che non merita ovviamente la posizione 55 in classifica (secondo me può risultare ostico a chiunque e pure meritevole di arrivare spedito in zona Champions). In sostanza, un giocatore temibilissimo ed anche corretto ed educato. Marco, nel bombardamento subito, non ha una sola responsabilità e merita compagni più forti! Per riabilitarmi, ho dovuto chiedere asilo politico a due top-ten (Don Jack e Luca) e a Maurito De Simone che è stato il migliore in campo. I tre, dopo appena dodici ore da questa disfatta, hanno pazientemente raccolto le mie macerie e hanno ricomposto una qualche parvenza di Giannicola…
0 Commenti